La terapia breve strategica nasce grazie agli studi di Gregory Bateson, agli sviluppi costruttivisti introdotti dalla cibernetica (Heinz von Foerster, Ernst von Glasersfeld) e agli studi sull’ipnosi e sulla suggestione di Milton Erickson.
Nei tempi più recenti si deve alla feconda tradizione della Scuola di Palo Alto (Bateson, Jackson, Watzlawick, Weakland) la formulazione del modello strategico di psicoterapia breve.
Il concetto fondamentale su cui si basa l’approccio della terapia breve strategica è costituito dalla convinzione che i disturbi psichici siano generati a partire dalle modalità percettive, emotive e cognitive che le persone assumono nei confronti della realtà favorendo, in questo modo, reazioni e comportamenti disfunzionali i quali, invece di risolvere, alimentano il problema di cui si soffre.
La terapia breve strategica ha come scopo principale la rottura di quel particolare circolo vizioso che si viene a creare tra la manifestazione del disturbo ed il comportamento disadattivo che la persona mette in atto nel tentativo di risolverlo, ma che finisce, invece, per alimentarlo ed aggravarlo ulteriormente.
La struttura del metodo si esprime in 3 fasi:
- Studio delle caratteristiche specifiche di un problema;
- Rilevazione delle soluzioni già tentate per risolverlo;
- Cambiamento delle soluzioni disfunzionali che, invece di risolvere il problema, lo alimentano, con altre che si sono sperimentalmente dimostrate funzionali agli effetti desiderati.
La caratteristica peculiare di questo approccio terapico consiste, dunque, nell’interessamento verso il “come” un disturbo sia strutturato e si autoalimenti, e non verso il “perché” esso si sia sviluppato.
In questo modo le energie del terapeuta e del paziente vengono totalmente concentrate sul disturbo così come si manifesta nel presente, evitando di allungare i tempi del processo terapico nella ricerca delle cause del problema, le quali sono spesso remote e difficilmente rintracciabili.
In sostanza, il metodo strategico si propone di modificare il modo di vedere le cose della persona che soffre di un disturbo; tale risultato può essere raggiunto attraverso una ristrutturazione del modo dimostratosi disfunzionale di percepire e reagire alla realtà.
La ristrutturazione del proprio punto di vista inizia già durante le prime sedute, nelle quali la persona impara ad accedere a risorse che già possedeva ma che non era in grado di sfruttare, creandosi una nuova maniera di vedere e percepire ciò che fino a poco prima rappresentava un problema.
La terapia breve strategica, in particolare, ha elaborato specifici protocolli di trattamento per attacchi di panico, agorafobia, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, ipocondria, disordini alimentari (anoressia, bulimia, sindrome da vomito), depressione, disturbi sessuali, disturbi dell’età evolutiva, problemi della famiglia e problemi di coppia.