L’ansia è caratterizzata da una sensazione di paura, pericolo, a volte senza motivo, non connesso ad alcuno stimolo specifico. E’ una complessa combinazione di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno.
L’ansia sembra avere una componente cognitiva, una somatica, una emozionale e una comportamentale (Seligman, Walker & Rosenhan, 2001). La componente cognitiva comporta aspettative di un pericolo diffuso e incerto. Dal punto di vista somatico, il corpo prepara l’organismo ad affrontare la minaccia (una reazione d’emergenza): la pressione del sangue e la frequenza cardiaca aumentano, la sudorazione aumenta, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari aumenta e le funzioni del sistema immunitario e quello digestivo diminuiscono. Esternamente i segni somatici dell’ansia possono includere pallore della pelle, sudore, tremore e dilatazione pupillare.Dal punto di vista emozionale, l’ansia causa un senso di terrore o panico, nausea e brividi. Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare sia comportamenti volontari che involontari, diretti alla fuga o all’evitare la fonte dell’ansia. Questi comportamenti sono frequenti e spesso non-adattivi, dal momento che sono i più estremi nei disturbi d’ansia. Comunque l’ansia non sempre è patologica o non-adattiva: è un’emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza.
I disturbi d’ansia classificati nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) sono:
ll panico consiste in uno stato di intensa paura che raggiunge il suo picco nel giro di circa dieci minuti, caratterizzato dalla comparsa, spesso inaspettata, di almeno quattro dei seguenti sintomi: palpitazioni, sensazione di cuore in gola o tachicardia, sudorazione, tremori o agitazione, sensazioni di mancanza di respiro o di soffocamento, sensazioni di soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, brividi o sensazioni di calore, parestesia (intorpidimento o formicolio), derealizzazione (ossia, la realtà esterna appare strana ed irreale) o depersonalizzazione (ad esempio, avere la sensazione di essere staccati dal proprio corpo), sensazione di perdere il controllo, impazzire o morire.
Il disturbo di panico può esordire in qualunque momento della vita, all’improvviso e nelle circostanze più insospettabili, mentre si sta compiendo un’azione assolutamente banale che prima di allora non aveva mai creato problemi.
Per poter emettere una diagnosi di Disturbo di panico, gli attacchi devono essere ricorrenti e devono essere seguiti da un periodo di almeno un mese durante il quale la persona interessata teme fortemente il ripetersi dell’esperienza e/o le sue conseguenze (fisiche, psicologiche, sociali ecc.), modificando il proprio comportamento nell’intento di evitarla. Inoltre, le manifestazioni non devono essere correlate alla presenza di un’altra malattia fisica o psichiatrica né all’assunzione o all’interruzione dell’assunzione di farmaci o sostanze.
L’agorafobia è caratterizzata dall’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) fuggire, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico. I timori agorafobici riguardano tipicamente situazioni quali l’essere in luoghi chiusi (negozi, teatri, cinema), il trovarsi in spazi aperti (parcheggi, mercati, ponti), viaggiare con i mezzi pubblici (automobili, autobus, treni, navi, aerei), stare tra la folla. Le situazioni agorafobiche provocano quasi sempre paura o ansia, sono attivamente evitate, implicano la presenza di un compagno. La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti, di solito della durata di 6 mesi o più, causando un disagio clinicamente significativo nella vita sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento.
Se oltre alla tensione psicologica, situazioni di questo tipo scatenano un vero e proprio attacco di panico, viene emessa una doppia diagnosi, ossia di “Agorafobia e Disturbo di panico”.
Disturbo d’Ansia Generalizzato
Per poter emettere una diagnosi di Disturbo d’ansia generalizzato, negli adulti devono essere presenti almeno tre sintomi psicofisici tra quelli elencati in aggiunta all’ansia e alla preoccupazione persistenti e non commisurate all’effettiva gravità degli eventi o prive di fattori scatenanti. L’insieme delle manifestazioni deve essere presente da almeno sei mesi, per gran parte del tempo (nei bambini, è sufficiente un solo sintomo psicofisico aggiuntivo e la durata delle manifestazioni necessaria per la diagnosi può essere minore):
1. Restlessness (irrequietezza/sindrome delle gambe senza riposo)
2. Facile Faticabilità
3. Difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria
4. Irritabilità
5. Tensione muscolare
6. Disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o irrequietezza)
Disturbo d’Ansia da Separazione
L’ansia da separazione è un fenomeno normalmente presente durante lo sviluppo neuropsicologico del bambino che, in genere, tende spontaneamente ad attenuarsi dopo i 2 anni, per scomparire pressoché completamente prima della pubertà, benché con tempi e modalità differenti da caso a caso. A dover preoccupare è la persistenza di un’ansia da separazione significativa dopo i 5-6 anni.
Sintomi tipici del Disturbo d’ansia da separazione
- Difficoltà persistente a lasciare i genitori/persona di riferimento o l’abitazione.
- Timore costante ed eccessivo che possa accadere qualcosa di tragico a un genitore/persona di riferimento.
- Timore costante ed eccessivo che si possa essere vittima di incidenti o rapimenti mentre si è soli.
- Rifiuto fermo e sistematico di allontanarsi da casa o di rimanere a casa da soli.
- Incubi ripetuti di separazione dai genitori/persona di riferimento o di perdersi in un luogo ignoto.
- Comparsa di sintomi e malesseri fisici (veri o presunti), come mal di testa, dolori addominali ecc. ogni volta che ci si deve allontanare da casa o dai genitori/persona di riferimento.
- Tendenza a essere molto “appiccicosi”, invadenti, a richiedere attenzione e presenza costanti.
- Umore ansioso e depresso, apatia e disinteresse, irrequietezza e forte malinconia se costretti a restare soli lontano da casa.
Per poter emettere la diagnosi di Disturbo d’ansia di separazione, i sintomi devono essere significativi e impedire a chi ne soffre di dedicarsi alle comuni attività tipiche dell’età; i sintomi devono, inoltre, essere presenti per almeno 4 settimane in bambini e ragazzi fino a 18 anni e per almeno 6 mesi negli adulti.
Si parla di Fobie specifiche quando, in una persona complessivamente equilibrata dal punto di vista psicologico, una situazione, un fenomeno, un animale o un oggetto ben precisi riescono a generare uno stato di ansia e un’istintiva reazione di fuga, assolutamente spropositati rispetto al contesto. La gravità del disturbo e il suo impatto sul benessere e la qualità di vita di chi ne soffre dipendono non soltanto dall’intensità della reazione ansiosa, ma anche dall’effettiva probabilità che la persona interessata ha di venire a contatto con l’elemento critico nella vita quotidiana. Così, se una fobia specifica per i serpenti o gli scorpioni può creare disagi limitati in un paziente che abita in una grande città, essendo i possibili incontri con questi animali del tutto sporadici, l’ansia generata, per esempio, dallo stare chiusi in luogo angusto come un ascensore (claustrofobia) o dal trovarsi a un’altezza superiore ai dieci metri dal suolo (acrofobia) possono limitare enormemente le scelte e le attività della stessa persona.
Alcune fobie specifiche sono più frequenti nell’infanzia e tendono a scomparire spontaneamente durante la crescita. È il caso, per esempio, della paura degli animali (di tutti in generale o di uno o più specie particolari, come nel caso dei ragni, dei cani, dei cavalli ecc.), del buio, di singole persone (per esempio, il medico, il dentista o il parrucchiere) o di gruppi di estranei (demofobia). Altre fobie, invece, tendono a insorgere in epoche successive della vita, ossia nell’adolescenza o addirittura in età adulta: è il caso, per esempio, della paura dei temporali, dell’acqua, dell’altezza, della velocità, delle infezioni, del dolore, di salire su un aereo o di trovarsi in un luogo chiuso. Esistono anche fobie specifiche di riscontro particolarmente frequente nella popolazione, seppur con livelli di intensità molto variabili, e “socialmente accettate“, come la paura del sangue, delle iniezioni, delle ferite, degli oggetti taglienti o appuntiti ecc. Spesso, chi soffre di fobie specifiche presenta fobie nei confronti di più elementi: nel 75% dei casi, a causare problemi sono tre oggetti o situazioni.
I sintomi associati alla presenza di una fobia specifica sono complessivamente sovrapponibili a quelli caratteristici di una crisi d’ansia o di un attacco di panico, con l’unica differenza che a scatenare le manifestazioni sono fattori ben definiti e circoscritti, di cui la persona interessata ha piena consapevolezza.
Di fronte all’elemento critico, il paziente affetto da fobia specifica sperimenta principalmente:
- paura intensa, fino al panico;
- forte stato di tensione e nervosismo;
- accelerazione del battito cardiaco;
- difficoltà respiratorie;
- mal di stomaco, nausea;
- alterazione del tono di voce;
- tensione muscolare;
- mani fredde e sudate;
- confusione mentale.
Nei bambini, la paura o l’ansia possono essere espresse attraverso il pianto, scoppi di collera, l’immobilizzazione o l'”aggrappamento” (in genere, ai genitori o ad adulti di riferimento oppure ad oggetti).Per poter emettere una diagnosi di fobia specifica è necessario che la reazione di ansia e paura spropositate di fronte alla situazione critica sia sistematica (ossia presente ogni volta che ci si trova di fronte all’oggetto/persona/situazione) e che persista per almeno sei mesi, a prescindere dall’età della persona interessata.
Disturbo d’Ansia Sociale/Fobia Sociale
Essere agitati e un po’ intimoriti quando si devono affrontare situazioni che espongono al giudizio di altre persone, come tenere una conferenza, intervenire in un dibattito, salire su un palcoscenico per recitare, danzare, cantare o suonare uno strumento musicale in pubblico è del tutto normale. Ma quando la preoccupazione e l’ansia per la situazione che si sta per affrontare è tale da suscitare desideri di fuga e da indurre a cercare scuse e stratagemmi per non trovarsi nuovamente nella stessa situazione, si è di fronte a una vera e propria patologia psichiatrica nota come “Disturbo d’ansia sociale/Fobia sociale“. La fobia sociale è una condizione che, se non adeguatamente trattata, può interferire seriamente con le relazioni interpersonali, le prestazioni scolastiche e lavorative, determinando un significativo scadimento della qualità di vita.
Una volta instaurata, la fobia sociale non si risolve quasi mai spontaneamente, ma tende a mantenersi in modo cronico, peggiorando via via nel corso della vita. In genere, chi ne soffre è consapevole dell’insensatezza delle proprie reazioni emotive e comportamentali, soffrendo oltre che dei sintomi specifici anche di un notevole senso di colpa e inadeguatezza.
I principali sintomi emotivi comprendono:
- intensa paura di interagire con persone estranee;
- nervosismo e apprensione verso situazioni in cui si può essere giudicati;
- senso di colpa per il proprio imbarazzo/timidezza;
- timore che gli altri si accorgano della propria paura.
- impossibilità di controllare il terrore e l’ansia provata in contesti sociali;
- evitamento delle situazioni che causano disagio;
- interferenza della ansia provata con le attività quotidiane;
- difficoltà a parlare in pubblico o con estranei;
- difficoltà a guardare negli occhi gli interlocutori.
I principali sintomi fisici comprendono:
- rossori e vampate;
- tremori e movimenti involontari;
- accelerazione del battito cardiaco;
- difficoltà respiratorie;
- mal di stomaco, nausea;
- crampi intestinali e diarrea;
- alterazione del tono di voce;
- tensione muscolare;
- mani fredde e sudate;
- confusione mentale.
Quando sintomi di questo tipo si ripresentano costantemente nelle situazioni sociali, per un periodo di almeno sei mesi, e con un’intensità tale da creare un significativo disagio può essere emessa una diagnosi di Disturbo d’ansia sociale/Fobia sociale. Nell’infanzia, per poter emettere una diagnosi di Disturbo d’ansia sociale/Fobia sociale, i sintomi citati devono manifestarsi anche quando il bambino è in compagnia di coetanei e non soltanto in contesti ove siano presenti soltanto o anche adulti.Mutismo SelettivoIl Mutismo Selettivo è un disturbo d’ansia infantile caratterizzato dall'”incapacità” del bambino di parlare in varie situazioni sociali. I bambini con Mutismo Selettivo non riescono letteralmente a parlare in determinati ambienti. Essi non stanno assumendo un comportamento intenzionale, né tantomeno cercano di “attirare l’attenzione”. Sono letteralmente così ansiosi che non riescono a parlare. Come spesso dicono i bambini selettivamente muti, “le parole proprio non vogliono uscire”. L’anomalia interferisce con il rendimento scolastico, lavorativo o con la comunicazione sociale. Per poter emettere la diagnosi di Mutismo selettivo, la durata del disturbo è di almeno 1 mese e non deve essere limitata al primo mese di scuola.